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Modi di dire: F

 

fare l’ indiano

Fingere di non capire, di non interessarsi a qualcosa, evidentemente perché la finzione torna comoda. Altre locuzioni con lo stesso significato sono per esempio: fare lo gnorri; fare orecchi da mercante; fare lo stupido per non pagare il dazio.

 

far venire il latte alle ginocchia

Si dice di cosa o persona che annoia e infastidisce per la sua eccessiva stupidità o smanceria. Incerta l’origine della locuzione, peraltro largamente usata con significato vicino a quello di far cascare le braccia.

 

fare una geremiade

Affliggere il prossimo con una lunga e lamentosa descrizione delle proprie innumerevoli disgrazie. Si fa riferimento alle bibliche Lamentazioni del profeta Geremia sulle tragiche vicende collegate alla conquista e alla distruzione di Gerusalemme da parte dei Babilonesi (587 a.C.).

 

fatica d’ Ercole

Ossia sovrumana, degna di essere paragonata alle dodici imprese, o fatiche, compiute dall’eroe greco al servizio del re Euristeo per ottenere l’immortalità. Tali imprese furono, secondo la leggenda più comune: l’uccisione del leone di Nemea, l’uccisione dell’idra di Lerna e quella del cinghiale di Erimanto, la cattura della cerva di Cerinea, lo sterminio degli uccelli cannibali del lago di Stinfalo, la conquista del cinto di Ippolita, regina delle Amazzoni, la pulizia delle stalle del re Augia, la cattura del toro di Creta, quella delle cavalle di Diomede, quella dei buoi del mostro Gerione, il furto dei pomi delle Esperidi e, ultima e più grave fatica, la discesa nell’Ade per trarne, dopo averlo domato, il cane a tre teste Cerbero.

 

farci una croce sopra

Considerare conclusa una questione, scontata una perdita, condonata un’offesa, con l’intenzione di non pensarci più. Nei loro libri, gli antichi contabili ponevano una croce accanto all’indicazione di un credito che non speravano più di recuperare.

 

finire a tarallucci e vino

Di una disputa che si risolve amichevolmente, inzuppando — per così dire — i taralli (ciambelle del Mezzogiorno) in un buon bicchiere. Spesso, tuttavia, non per buona volontà e genuino spirito di riconciliazione, ma per scarsa serietà dei contendenti o grazie a bassi intrighi che li hanno soddisfatti.

 

fare la cresta

Truccare i conti, in specie quelli della spesa, per intascare un piccolo profitto illecito, dato dalla differenza tra la somma che si fa figurare e quella effettivamente pagata. L’espressione deriva da "fare l'agresto", ossia un vinello agro, con i chicchi d’uva acerbi o non ben maturi, che vengono staccati dai grappoli durante la vendemmia. Nel compiere questo lavoro, c’era sempre il contadino a giornata che, insieme con i chicchi non giunti a maturazione, ne spiccava anche di buoni, per rendere meno acidulo il suo "agresto".

 

fare da contraltare

Controbilanciare l’influenza di un altro, fargli concorrenza. Come il santo che, collocato su un altare posto di fronte a un altro, può sottrarre devoti al “dirimpettaio”. Si dice anche di istituzioni create per sminuire i poteri di altre.

 

fare la cassandra

Predire sempre il peggio, essere un disfattista. Cassandra, figlia di Priamo, aveva il dono della profezia, ma era stata condannata da Apollo a non essere creduta, cosa che avvenne anche quando scongiurò i Troiani a non portare entro le mura della loro città il famoso cavallo di legno.

 

fare come il cane d’Esopo

Cioè come il cane della favola di Esopo (185), ripresa da Fedro (Favole, I, 4), che, per strappare un pezzo di carne a un altro cane (ma si trattava soltanto della sua immagine riflessa nell’acqua), spalancò la bocca e così perse il pezzo di carne che aveva. Corrisponde a: Chi troppo vuole, nulla stringe, o anche a: Non lasciare il certo per l’incerto.

 

farla in barba

Fare, ottenere, carpire qualcosa a dispetto di qualcuno, quasi sotto i suoi occhi, davanti alla sua, ovviamente metaforica, barba.

 

far venire la barba

Annoiare qualcuno, seccarlo oltre misura, spesso mettendo a dura prova la sua pazienza.

 

fare orecchi da mercante

Non prestare attenzione, fingere di non sentire ciò che torna comodo. Questa forma di interessata, falsa sordità era generalmente attribuita ai mercanti, nelle affollate e rumorose fiere paesane di un tempo.

 

fare la vita (o l’arte) del michelaccio

O anche del Michelasso, per motivi di rima con il mangiare, bere e andare a spasso in cui consiste. Ovviamente il detto si applica al fannullone. Forse dal nome di un Michele Panichi, mercante fiorentino, che, ritiratosi dagli affari, si votò all’ozio perfetto; forse invece da Miquelet de Prats, un catalano del XVII secolo, capo di bande di briganti e guerriglieri antifrancesi che infestavano i Pirenei e che da lui si chiamarono miquelets; in seguito, il termine restò a indicare i briganti di quella zona.

 

farsene un baffo

Non curarsi di qualcuno o qualcosa, non averne considerazione né timore. Di lui e delle sue minacce, me ne faccio un baffo. Nonostante la “permissività” corrente, la locuzione ha conservato una buona dose di volgarità. Almeno per l’orecchio più sensibile.

 

filo d’ Arianna

Così si definisce un indizio, un elemento chiave che consente di trovare la soluzione di un problema intricato: come il filo che Arianna, figlia del re di Creta, Minosse, diede all’eroe Teseo per aiutarlo a uscire dal Labirinto dopo aver ucciso il mostruoso Minotauro, divoratore di fanciulli e fanciulle ateniesi.

 

factotum

Dall’imperativo latino fac, “fa” e totum, tutto”. Si dice, spesso scherzosamente o ironicamente, di chi per eccessivo zelo o remissività vuole o è costretto a occuparsi di tutto. Il termine, già usato nel XVI secolo a proposito di Shakespeare da un suo detrattore (Greene), fu ripreso dal Beaumarchais ne Le nozze di Figaro e imposto nell’uso italiano dal Barbiere di Siviglia (atto I, scena 2a) di Gioacchino Rossini.

 

falchi e colombe

L’espressione è nata negli Stati Uniti nel 1962, all’epoca della crisi di Cuba, per indicare rispettivamente la fazione favorevole all’assunzione di posizioni rigide (se non aggressive) nei confronti del mondo comunista e quella caldeggiante una politica di negoziato, pacifista. È entrata nell’uso comune riferita a gruppi o a persone che, a proposito di un problema, propugnano atteggiamenti intransigenti (i falchi) o atteggiamenti moderati e concilianti (le colombe), I duri e i morbidi, in altre parole.

 

farfallone amoroso

Si cita, scherzosamente, dal Don Giovanni di Mozart, alludendo al vagheggino, volubile e un po’ fatuo, al rubacuori o aspirante tale.

farla franca

Uscire indenni da una situazione rischiosa, sfuggire a un meritato castigo grazie alla propria fortuna o alla longanimità altrui. Gli antichi Franchi dovettero crearsi un’eccellente reputazione, visto che i numerosi significati dell’aggettivo (e dell’avverbio) derivato dal loro nome sono tutti lusinghieri: libero, schietto nel parlare. esente da legami o tributi, coraggioso. eccetera.

 

fatti maschi, parole femmine

Motto che esorta ad agire con energia e a parlare con prudenza, con diplomatica avvedutezza e moderazione. Per curiosità: il motto figura, in italiano, sul gran sigillo dello Stato americano del Maryland e apparteneva ai Calvert, nobile famiglia inglese, che agli inizi del XVII secolo ebbe da re Giacomo I la concessione per la colonizzazione dei territori corrispondenti agli attuali Stati del Maryland e del Delaware.

 

fiat lux

Latino: sia fatta la luce. Dalla Bibbia (Genesi, 1, 3): le parole di Dio quando, per prima cosa, creò la luce. Prese a motto di editori e di cenacoli intellettuali a causa della loro attività di diffusori della luce dei pensiero, si sentono talvolta ripetere per chiedere delucidazioni su un problema o per esprimere soddisfazione avendole ottenute.

 

fiat voluntas tua

Latino: sia fatta la tua volontà. Parole di Cri­sto nel Pater Noster (Matteo, 6, 9-13) con le quali Egli si rimetteva — e in Suo nome i Cristiani si rimettono — alla volontà di Dio. Nella vita quotidiana si citano a manifestare l’accettazione, talora riluttante, di una decisione altrui e spesso vogliono significare: “Sta bene: facciamo pure come vuoi tu, ma io seguito a pensare che la mia proposta darebbe miglior risultato”.

 

far le nozze coi fichi secchi

Voler fare grandi cose — come si converrebbe a un avvenimento importante quale una festa nuziale — con mezzi inadeguati. Il fico, fresco o secco, era cosa da poveretti, sen­za valore e senza importanza. Donde le espressioni non me ne importa, non vale un fico... un fico secco, cioè nulla.

 

figlio della gallina (o dell’oca) bianca

Lo è, in senso figurato, chi ingiustamente gode di piccoli o grandi privilegi. Probabilmente le galline livornesi erano molto apprezzate anche in antico.

 

filarsela all’inglese

Svignarsela, abbandonare una riunione senza salutare nessuno, talvolta per sottrarsi a una situazione imbarazzante. Si noti, per curiosità, che Francesi e Italiani attribuiscono questo comportamento agli Inglesi i quali, insieme con i Tedeschi, ricambiano il complimento (ma solo ai Francesi) con analoghe locuzioni che si traducono congedarsi alla francese.

 

fare una filippica

Fare un discorso violento, scagliarsi in un’invettiva contro qualcuno. Spesso è detto in tono scherzoso. Filippiche è il titolo delle orazioni pronunciate dal famoso oratore greco Demostene per spronare gli Ateniesi alla guerra contro Filippo lI di Macedonia, fra il 351 e il 340 a.C. E, con riferimento a esse, così furono chiamate le orazioni di Cicerone contro Marco Antonio (44-43 a.C.).

 

fiscal drag (pron. "fiskl drègh”)

Inglese, è egregiamente tradotto con “drenaggio fiscale”. Ma gli stessi ministri italiani parlano di “modificare la curva delle aliquote tributarie per correggere gli effetti del fiscal drag”. E’ il caso che si ha in tempi di inflazione; questa fa aumentare, in modo fittizio, i redditi monetari, tassati in base ad aliquote progressive. Aumentando il reddito, e quindi l’aliquota, il contribuente versa ingiustamente allo Stato una fetta maggiore del proprio reddito, che non è affatto aumentato in termini reali.

 

flash-back (pron. “flès bèk”)

Inglese:    lampo verso ciò che sta dietro. Viene usato in luogo di “retrospettiva” a indicare quella tecnica narrativa — in un romanzo, in un’opera cinematografica o teatrale — per la quale l’esposizione della vicenda viene interrotta per rievocare episodi anteriori.

 

fragilità, il tuo nome è donna!

Inglese: frailty, thy name is woman! Parole di Amleto, nell’omonima tragedia shakespeariana (allo I, scena 2a), circa la fretta con cui sua madre passa a nuove nozze dopo meno di un mese di vedovanza. Si citano a proposito dell’incostanza attribuita al carattere femminile.

 

fare la fronda

Opporsi a persone o istituzioni, congiurare contro di esse fomentando un clima di rivolta. Tira cento di fronda: c’è aria di rivolta. Fronde (francese: fionda) fu il nome assunto da due movimenti politici sorti in Francia nel secolo XVII contro il despotismo accentratore di Anna d’Austria e del cardinale Mazzarino durante la minorità di Luigi XI  La loro attività sfociò in una guerra civile che vide la vittoria del cardinale.

 

fulmine a ciel sereno

Notizia, avvenimento (spesso spiacevole) che giunge inaspettatamente, come il fenomeno atmosferico suaccennato.

 

fumata bianca

In senso figurato si dice di decisione favorevole, accolta con gioia dopo ansiosa attesa. Ci si riferisce al fumo, provocato dalla combustione delle schede usate dai cardinali riuniti in conclave per l’elezione del nuovo Pontefice, che si leva da un comignolo dei Palazzi Vaticani, sopra la Cappella Sistina. Se la fumata è nera (perché le schede sono bruciate miste a paglia scura), il popolo in attesa sa che la votazione non ha avuto esito; la fumata bianca segnala invece che l’elezione è avvenuta. Oggi l’uso della fumata è rimasto, ma le schede — si legge — non sono più date alle fiamme.

 

fuoco di paglia

Di una passione, un entusiasmo: che divampa impetuoso ma si spegne quasi subito. Di notizia (ma raro): che si diffonde con grande rapidità.

 

furbo di tre cotte

Furbissimo, dotato di scaltrezza sopraffina. La locuzione trae origine dal fatto che alcune sostanze si raffinano attraverso successive fasi di riscaldamento, o cotture (p. es. lo zucchero).

 

 

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