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Riassunto capitolo settimo

I Promessi Sposi

 

 

 

Nell’atto di entrare, il frate, per non scoraggiare i tre protetti (i quali per la verità speravano poco dalla sua missione), quantunque facesse presente che non c’è nulla da sperare da don Rodrigo, confida tuttavia che per aiutarli ha « già in mano un filo » (si riferiva alle informazioni che gli avrebbe fornite il vecchio servitore).

Ma Renzo, che vorrebbe conoscere il dialogo nei minimi particolari, trattenendo malamente la furia che lo domina, tempesta il frate di domande, che a sua volta riferisce il contenuto del colloquio, ma fa notare di non essere in grado di ripetere letteralmente le parole di don Rodrigo, in quanto: « le parole dell’iniquo che è forte, penetrano e sfuggono». Detto ciò, esorta tutti alla calma, ed in modo particolare Renzo, e si avvia verso il convento.

Ma Renzo è molto inquieto, furioso; sembra avere il demonio in corpo. Lucia tenta di calmarlo, dice che bisogna aver fede in padre Cristoforo, che prima o poi farà trionfare la giustizia. Però Renzo, che è giunto al limite di ogni sopportazione, insensibile alle esortazioni di Lucia, manifesta propositi vendicativi! intende fare giustizia da sé. E nelle sue parole c’è una tale determinazione, che Lucia, onde evitare il peggio, acconsente che il matrimonio si faccia così come l’ha prospettato Agnese.

Il colloquio fra i tre è vivace, secco, vibrante: è un capolavoro di sottigliezza psicologica.

A questo punto si danno la buona notte e Renzo, ormai placato, l’indomani discute con Agnese fin nei minimi particolari il piano da attuare per il matrimonio.

Si decide poi di mandare Menico, un ragazzetto sveglio, al convento di Pescarenico, da padre Cristoforo, per sapere se avesse notizie da comunicare circa le intenzioni di don Rodrigo. (Il frate le avrebbe ricevute –come sappiamo – dal vecchio servitore di don Rodrigo).

Intanto don Rodrigo, che la sera precedente era stato canzonato dal cugino, conte Attilio, chiama il Griso e gli ordina con tono rabbioso che «prima di domani, quella Lucia deve trovarsi in questo palazzo ». A tale ordine il Griso assicura il suo padrone, con risposte intelligenti e perspicaci, che tutto sarà eseguito secondo il suo volere.

A questo punto bisogna dire che il Griso, il capo dei bravi, è un professionista del male: la sua vita è costellata di azioni abominevoli. Accorto e intelligente più del suo padrone, riceve ordini da costui e dà consigli. Egli organizza per primo il rapimento di Lucia con scrupolosità e accortezza; fra l’altro, per non essere riconosciuto, si traveste da pellegrino, studia pazientemente i punti strategici del paese e li sorveglia con i suoi uomini.

Infatti quella mattina, intorno alla casa di Lucia vi è uno strano avvicendarsi di persone, figure losche, accattoni, gente ambigua. Lo stesso Griso, con un’improntitudine che rasenta l’incredibile, si introduce nella casa di Lucia, per chiedere la carità, «dando in qua e in là cert’occhiate da spione ».

Di quanto hanno architettato don Rodrigo e il Griso, viene a conoscenza il vecchio servitore, il quale, pur consapevole a quale rischio si espone, in sul calar del sole, si reca al convento, per informare padre Cristoforo, come aveva promesso.

Nel frattempo Renzo, Tonio e Gervaso, si avviano verso l’osteria, per concertare i dettagli dell’impresa, come da accordo precedente. Qui trovano un bravo innanzi alla porta e altri due all’interno dell’osteria che, con aria sorniona, spiano chiunque entri. Ciò insospettisce Renzo, tanto che chiede all’oste chi fossero quei due; ma l’oste, falsamente, dice di non conoscerli; però, quando uno di quei bravi chiede all’oste notizie di Renzo, Tonio e Gervaso, egli ne fa una descrizione esauriente. Nondimeno Renzo, insospettito, raccomanda prudenza ai due fratelli e, una volta terminata la cena, pagato il conto, tutti e tre se ne vanno. Fatti pochi passi, Renzo si accorge che è seguito dai due ch’eran nell’osteria: ciò aumenta i suoi sospetti. Egli infatti corre il rischio di un’aggressione, ma non succede nulla, perché a quell’ora le strade brulicano di persone. Quando Renzo, Tonio e Gervaso, giungono a casa delle due donne, era già buio; così tutta la compagnia, per vie secondarie e solitarie, si avvia verso la casa di don Abbondio. Lucia, tremante di paura, prende un braccio della madre e un braccio di Renzo e si muove, « come strascinata ».

Una volta giunti davanti alla casa di don Abbondio, secondo un piano prestabilito, quando Perpetua verrà ad aprire, Agnese si farà vedere con i due testimoni, come se fosse capitata lì per caso e, quando saranno entrati Tonio e Gervaso, penserà lei, con pettegolezzi già studiati, a distrarre Perpetua, per dar modo anche a Renzo e Lucia, senza essere notati, di entrare in casa di don Abbondio.

 

 

 

 

 

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